
Ci sono immagini che raccontano più di qualsiasi storia, istantanee che al solo scorgerle lanciano un brivido lungo la schiena e ci fanno ripiombare su quanto sia pericoloso indossare una divisa.
Siamo un paese che non è più abituato agli scontri a fuoco, ad armi che sparano, a delinquenti che agiscono per uccidere, per il puro gusto di veder scorrere il sangue.
Sono tre le immagini dell’agguato di Taranto che ci riagganciano alla pericolosità del nostro mestiere, i buchi sulla lamiera, il vetro dello sportello bucato dalle pallottole e il collega che casca sopraffatto dal dolore provocato dal proiettile che lo aveva trapassato.

Chi del mestiere e che ha visto quelle immagini deve riflettete su le tante questioni legate all’addestramento, all’equipaggiamento, alla particolarità di un lavoro bellissimo e pericolosissimo dove la pelle si deve vendere cara al nemico ma solo attraverso la coscienza e la consapevolezza di ciò che ogni giorno affrontiamo sulle nostre strade.
Sono sopravvissuti a un agguato, un gesto senza senso, per una tentata rapina a un concessionario di auto, una follia a cui non siamo abituati per un sistema, il nostro, che carcera pochissimo specie se nessuno si fa male.
Duplice tentato omicidio, questo è il capo di imputazione per il rapinatore che rattrista sapere essere una ex guardia giurata e che, evidentemente, per ragioni che sconosciamo, è passato dall’altra parte della barricata.
A noi che osserviamo e condividiamo non rimane che l’ulteriore consapevolezza che solo con i giusti equipaggiamenti, formazione e addestramento si può tornare a casa dai propri affetti.
Speriamo quindi che a seguito di questo evento si acceleri sulla necessità di dotare gli operatori di giubbetti di protezione comodi, funzionali, così adeguati da poter essere utilmente indossati da inizio a fine servizio.
Per le modalità con cui è stato sferrato questo attacco è chiaro si sia di fronte a un miracolo e a un funerale di stato sfiorato.
Non è nel mio intento attaccare oggi il sistema o di criticarlo ferocemente, negli ultimi tempi diverse sono state le innovazioni e le migliorie, forse potremmo criticare le priorità, forse si potevano spendere diversamente alcuni soldi, l’importante però è che la politica giunga, tramite le giuste osservazioni, a dotarci al più presto di strumenti difensivi davvero idonei e funzionali a chi ha il diritto di tornare a casa dai propri affetti.
Il polizotto è un mestiere pericoloso ma non possiamo affidarci ai miracoli ma all’addestramento e alle tecnologie esistenti, basta solo crederci e acquistarle.
In Giacca Blu – Michele Rinelli