“167° ESSERCI SEMPRE….” Anche per i colleghi!

Sono 167 anni quelli della nostra Polizia di Stato, una istituzione che la storia ci ha consegnato con diverse denominazioni ma sempre con la stessa missione, la difesa del cittadino e della convivenza civile.
In questa settimana ogni questura dirà la sua, mostrerà i suoi numeri, i suoi mezzi migliori, tra lustrini e pajette, dove tutto andrà bene, sarà bello e perfettamente funzionante, perché la festa deve essere così e guai se non lo fosse!
Ogni poliziotto, o meglio, chi veste la divisa con passione, il primo giorno di servizio pensa, crede e spera di fare la differenza, di contribuire a cambiare qualcosa, un positivo contributo a questo mondo sempre più difficile da leggere e dal linguaggio sempre più rapido e mutevole.
Ogni poliziotto che vede il suo lavoro come una missione ogni giorno vorrebbe fare la differenza tra il bene e il male, in un misto tra un super eroe e un Serpico alla ricerca del cattivo.
Ben presto le questioni cambiano, la realtà è quella difficile di un mondo dove si può cambiare poco e spesso si rincorre qualcosa, al fine di ricomporre, nel miglior modo possibile, i cocci.
Forse non funziona niente, forse, ma le persone, i cittadini, da noi si aspettano risposte e probabilmente, la cosa più importante, è provare a dargliele con quello che si ha ossia, tante volte, solo con la nostra umanità.
Perché la differenza la farà sempre e solo l’uomo, quello che nella “Polizia che vorrei”, mi piacerebbe tornasse al centro.
In questi 167 anni probabilmente si è cresciuti tanto come capacità operative ma si è perso, forse, la centralità dell’uomo, del suo valore, in quel reciproco mutuo soccorso che prima di tutto la società ha perso, perché le istituzioni, tutte, sono lo specchio, appunto, della società.
Di questa centralità perduta, di questi umani rapporti, incapaci di proteggere, nella “Polizia che vorrei” mi piacerebbe vedere un rinnovato senso della solidarietà, del reciproco ascolto, senza divisioni, tutti sotto la stessa bandiera e con un unico obbiettivo che passa dal benessere delle persone, tutte, dai cittadini ai poliziotti stessi.
Solo la scorsa settimana si sono suicidate tre Giacche Blu, in una escalation inaccettabile, dove ciascuno di noi tenta di dare la propria visione, la propria spiegazione, invano, i perché li hanno tenuti stretti alle loro angosce e se li sono portati via…
Nella “Polizia che vorrei” mi piacerebbe non solo riuscire a capire i perché di tanti suicidi ma, più che altro, che nessuno si possa sentire solo, abbandonato, senza vie d’uscita.
Il lavoro del poliziotto è spesso un lavoro umanamente carico, dove ci si ritrova a gestire, senza mezzi, le storture della società ma è troppo facile dire che è colpa dell’amministrazione, più difficile è impegnarsi tutti a proteggere non solo i cittadini ma anche i colleghi.
In questa settimana di festeggiamenti cerchiamo più incontro, più vicinanza, tendiamo una mano a chi notiamo essere in difficoltà, cerchiamo una maggiore empatia nei nostri uffici, sulle nostre pattuglie, perché è giusto chiedere più attenzione, più psicologi, più ascolto da parte del sistema ma il sistema è fatto dagli uomini e ciascuno di noi, anche senza titoli, senza strutture, può e deve fare la sua parte.
Il fenomeno dei suicidi in divisa è un problema che solo il fattore umano può prevenire…. Perché chi decide di suicidarsi, alla fine, lo fa e basta per questo bisogna alleviare il disagio, prima dell’irreparabile.
Tanti auguri Polizia di Stato, 167 anni di umanità e vicinanza, verso tutti, per”Esserci sempre”… Anche per il collega.IN GIACCA BLU – Michele Rinelli

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