Femminicidio – Quello che non si può dire…

Arriva come  una urgenza di fine estate il decreto legge contro il femminicidio, durante una sessione straordinaria del parlamento non certo priva di inutili polemiche.

Inutili come inutile è forse il conio di questo neologismo, femminicidio, una parola pessima, una sorta di redenzione linguistica, un modo inutile di chiedere scusa a tutte quelle donne che di violenza sono morte e, mi spiace dirlo, continueranno a morire.

Non servono certo i neologismi per lavarsi la coscienza o farla lavare a una società, la violenza domestica, sulle donne, sui bambini o quella più comunemente definita di genere è un problema sociale, morale, umano che non risolveremo  certo con questi decreti d’urgenza in sessioni parlamentari straordinarie e dispendiose.

In quasi tre lustri di servizio, buona parte passati su una volante, le chiamate urgenti per violenza domestica sono tutt’ora quotidiane, un dramma sociale e culturale che forse è semplicistico portare in un’aula di tribunale.

In tutti questi anni è cambiato enormemente il mio modo di approcciare al problema, da giovane agente la donna che si dichiarava vessata, picchiata, incapace di sottrarsi a una disumana violenza era a prescindere la vittima, colei che doveva essere tutelata e anche queste leggi, così ideologicamente urgenti, sembrano puntare a questo ossia a proteggere per partito preso tutte quelle vittime.

Con gli anni e con l’esperienza però ti accorgi che coloro che si dichiarano vittime tante volte sono carnefici, persone che sfruttano quel concetto buonista che tende a tutelarle a prescindere senza mai capire le ragioni della violenza perché, è chiaro, la violenza non ha mai ragione e mai deve averne.

Così che si tende a non dir quante donne inducono la violenza, che cercano la violenza, per avere un arma in più una querela che aiuta in una pratica di separazione coniugale o che sfruttano la prole non solo per ottenere 100 euro in più sugli alimenti ma per annientare quell’uomo che tanto le ha fatte soffrire. Uomini che perdono tutto, figli, mogli, casa…  per cui non si può e non si deve giustificare la violenza… la cui disperazione però rimane spesse volte inascoltata, mai capita, giustamente condannata!!

Sarebbe facile fraintendere queste parole come una giustificazione della violenza ma di quella vera, con lividi, botte e referti medici credetemi ve ne è tanta.

Quelle chiamate disperate al 113, quelle corse dentro a quelle case dove donne, anche molte belle, portano i segni di quell’amore criminale fatto di alcol e droga, senza fine e senza senso.

Quel senso che sembra ancora più assurdo quando quelle stesse donne con addosso quei lividi e quelle violenze, di fronte alla prospettiva di essere liberate, di poter usufruire di quelle strutture protette fatte a posta per loro ti dicono “NO!”, per un amore violento e sempre più spesso assassino. “Io lo amo, è  il padre dei miei figli…io rimango qui” e non ti capaciti quale sia la logica di un amore così vissuto e così desiderato che un giorno vedrà quei figli sfogarsi nel medesimo modo perché non sottratti a certe scene per tempo.

Mogli, mamme, amiche, amanti, figli, mariti, ex fidanzate/i tutti vittime di un sistema che crede di risolvere la questione dentro a un’ aula di tribunale e che invece necessiterebbe di meno criminalizzazione e più volontà di recupero di chi quella violenza la esercita a qualsiasi titolo. Femminicidio, omofobia, violenza di genere, declinazioni di un mondo che non si vuole scoperchiare davvero e che forse si preferisce romanzare senza volersi davvero prendere, come società, la responsabilità di una degenerazione che non sarà certamente risolta a colpi di carta bollata.

Cerchiamo le vittime ma non le cause come se le vittime fossero necessarie, funzionali…ma a chi ?

Troppa demagogia in questa ultima legge dal sapore tutto propagandistico, un aggravio di costi burocratico- amministrativi che nulla porterà in concreto e che ci farà parlare nuovamente, e con maggiore frustrazione, di quel femminicidio diventato semplicemente una battaglia ideologica di una politica incapace di scendere davvero tra i problemi della gente comune.

Michele Rinelli – In Giacca Blu

8 pensieri su “Femminicidio – Quello che non si può dire…

  1. jopolice

    Caro collega, mi meraviglio delle enormi sciocchezze che hai detto in quest’articolo. Anch’io ho fatto tanti anni la volante a Napoli e ti posso assicurare che secondo me, nessun comportamento posto in essere da una donna può giustificare le enormi violenze a cui , purtroppo ho assistito. Per quanti riguarda le donne che pur picchiate, rifiutano di denunciare i propri uomini, io darei loro, almeno la comprensione, poichè questi comportamenti volontariamente di autodistruzione, vengono pagati dalla stesse donne con la vita. Il fatto che questo Governo si affretta a varare leggi, come il femminicidio o l’omofobia, leggi sacrosante, per carità, ma nel contesto attuale del nostro paese, forse si sarebbe dovuto dare la precedenza alla tutela dei lavoratori a rafforzare il comparto sicurezza, compresi gli Agenti di Polizia Penitenziaria, a rinforzare le Procure. Praticamente si sta parlando di arrestare gli uomini violenti con le donne e contemporaneamente si parla di amnistia per le carceri sovraffollate. Ti prego di scusarmi le chiacchiere e ti auguro una buona notte.

    1. Marco

      Scusa ma a me fa un po’ “sorridere” il fatto che tuo padre – ubriacone o no che fosse (ma tua madre perché lo aveva sposato? guarda che certe “tendenze” si vedono fin dall’inizio di un rapporto…) – avesse “paura di te”, solo a causa del tuo “carattere forte”.
      Un vero violento non si fa certamente impressionare da una ragazzina; evidentemente non voleva infierire su di te.

  2. C’è un solo errore: la frase “quell’uomo che le ha fatto tanto soffrire” dovrebbe essere messa tra virgolette, perché quello è quanto affermano loro. Non è necessariamente la verità.

    Esistono delle donne che sofforno “a prescindere”, proiettando sui mariti i loro disagi interiori. O peggio, usano questa frase fatta perché appunto sanno benissimo che col pargoletto in mano potranno estorcere al marito tutto quello che vorranno negando a lui, ma anche ai suoi stessi figli, i diritti primari della persona: affettività da parte dei genitori e vita serena.

    Ed in ogni caso se due persone sbagliano matrimonio, non ha alcun senso trasformare la vita di uno solo dei due in un incubo senza via di uscita e quella dell’altra in una assoluzione preventiva di qualsiasi aggressione, prepotenza, rivalsa o ritorsione vorrà mettere in atto.

    Questo danno però, dobbiamo dirlo chiaramente, non è fatto da chi vive questo stato di disagio morale o psichico, ma da chi come arbitro dovrebbe risolvere ed alleggerire situazionei di questo genre ed invece ci aggiunge “il carico da 12” intromettendosi in modo ottuso e stereotipato nella vita di una coppia in crisi e dei loro figli. Queste persono sono i Giudici, che da anni dimostrano la loro totale inadeguatezza per questo genere di problemi.

    Al contrario ho avuto spesso la più ampia comprensione da parte di Polizia e Carabinieri che sono stati testimoni di fatti gravissimi per i quali non potevano fare altro che rimandare al magistrato che sistematicamente cestinava (ufficialmente “archiviava”) tutto quanto non era conforme alo stereotipo “marito cattivo, moglie vittima”.

  3. Pappagallus Poliziacus

    Appunto. Marito cattivo, moglie vittima. Stereotipo. Cari poliziotti, soprattutto caro Jopolice, la vita e la realta`raccontano storie diverse da quelle che propalano in TV e che voi vi affrettate a validare. Vedete tante mogli picchiate? Tranquilli, cari. La vostra esperienza non vale molto, scusate se ve lo dico. Sapete perche`? Perche`, lasciando stare le valanghe di violenza psichica ed economica subita dai mariti e dai maschi in generale, quando arriva la violenza fisica, e arriva spessissimo, credetemi, i mariti NON CHIAMANO VOI. Subiscono in silenzio. Lo stesso vale per le violenze subite dai figli per mano delle madri: i casi sono milioni, ma voi li ignorate. Spesso colpevolmente. Vero o no che quando vi arriva qualche raro uomo a denunciare lo mandate via con un sorrisetto? “Ma guarda, grande e grosso e si fa picchiare da una donna. Ma guarda, grande e grosso e non sa difendere i figli” Lo dico per esperienza personale. Sono abbastanza grosso, eppure fra madre e fidanzate di botte, lanci di portacenere, scarpate in faccia ne ho prese. Lasciando da parte le menzogne e le violenze psichiche. “Chissa` cosa facevi tu”, ribadirete voi. Giustificare, giustificare sempre.Sapete cosa facevo? Dicevo NO. Il piu`grande crimine che si possa fare a una donna. La paghi sempre. Cari tutori dell`ordine, se prima non vi manderanno- e spero rifiuterete – a massacrare i lavoratori in piazza, e sarete quindi impegnati mentalmente e fisicamente per degli anni, fate mente locale su quello che veramente accade in societa`. Io continuero`a dire NO alle donne e a prenderci le botte. Pazienza. La mail valida e il nome vero non li metto: siete poliziotti, lo sapete gia` chi vi scrive e da dove. Saluti e baci.

  4. Pappagallus Poliziacus

    PS…ma meglio ancora, probabilmente le botte non le prendero` piu`. Le donne infatti oramai le evito come la peste. Via il dente, via le zampate. Bel risultato. Grazie, ragazze.

  5. Andrea

    Secondo me la violenza non ha genere, La violenza in generale è un’azione molto intensa che ha come fine il recare danno grave a una o più persone o animali e compiuta da una o più persone che operano sinergicamente.

    La violenza si può definire in:
    •VIOLENZA FISICA

    Uso della forza fisica, di uno o più soggetti, per arrecare un danno ad altri
    •VIOLENZA PSICHICA

    Uso della forza psichica, di uno o più soggetti, per arrecare un danno ad altri.

    Vi è una notevole differenza tra le due forze in questione, tuttavia non si può farne una valutazione di pericolosità o di genere, in quanto sono concatenate l’una all’altra e letali entrambe, dalla violenza psichica, spesso scaturisce la violenza fisica, ma anche da quella fisica, successivamente, scaturisce la violenza psichica, basti pensare ad esempio allo scherno subito dal vinto che giace a terra da parte dell’avversario, oppure da chi viene vessato verbalmente fino ad arrivare ad uno scatto di violenza fisica, ergo, le due si intrecciano perfettamente nel concetto VIOLENZA.

    Ora, si può comprendere che ci siano elementi deviati, da entrambe le parti, che non rientrano nella logica della azione/reazione suddetta, ma che siano instabili per natura di per sè, tuttavia voler prendere tali soggetti deviati per farne un vessillo antimaschile è strumentale vile e fuorviante, per cui sorvolo su questi soggetti nella disamina di questo articolo.

    Le donne rivendicano il diritto di vestirsi come le pare, adirittura di andare nude, senza per questo dover subire stupri, tuttavia tale libertà lede quella maschile che è parimenti giusta e da salvaguardare, infatti una donna che si sveste suscita nel maschile le normali meccaniche di attrattiva, il problema è che l’esercizio di tale potere viene amministrato alla stessa stregua di dare una pistola carica ad un bambino, e di fatto esso è una vera e propria VIOLENZA PSICHICA nei confronti del maschile, usata col potere sessuale, come far finta di dare un bicchier d’acqua ad un assetato nel deserto, lei divertita sorride mentre finge di darlo per poi ritrarlo e continuare a ridere.

    Non solo, le donne non si rendono proprio conto del potere sessuale che hanno, come amministrarlo e delle meccaniche maschili, con questo modo, di fatto, si dimostrano immature, egoiste e insensibili, non rendersi conto delle necessità maschili, de facto, afferma che l’altro, il maschile, non esiste; La negazione delle esigenze maschili afferma senza remore che, per il femminile, l’uomo inteso come persona e con proprie pulsioni naturali, non esiste; La donna rifiutando il maschile quale entità reale, rifiuta ogni considerazione logica delle sue azioni con le reazioni naturali maschili, cataloga le parti che compongono la maschilità come illecite e non reali e grazie a leggi pro vulva, tali comportamenti, alla lunga, generano mezzi uomini, zerbini, una cultura urban style, diffidenza, egoismo, calo delle nascite e violenza.

    Detto questo, mi sento sinceramente di affermare che, se è vero che le donne oggi subiscano violenza fisica, è anche vero che gli uomini subiscano violenza psichica ogni giorno, nei media, su internet, ovunque costretti ad essere additati quali stupratori e violenti a prescindere, a promesse sessuali mai realizzate, ad essere sfruttati, a fare mea culpa di colpe non loro, siamo addirittura arrivati all’assurdo che gli zerbini e le donne invitano gli uomini tutti a prendersi le responsabilità di genere, urlando al femminicidio.. femminicidio? ma mi faccia il piacere..

    1. gli uomini vivono in funzione del sesso, le donne sono più spirituali,tranne alcune,molto poche,pertanto i maschi pensano che siamo a loro disposizione solo per soddisfare i lori istinti anche più beceri

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