Poliziotte, gonne e tatuaggi

Era il 1992 e il professore Roberto Vecchioni pubblicava “voglio una donna”, una ballata vivace e molto orecchiabile inno all’essere donna tradizionale, con la gonna, senza carriera, senza “pisello”, con i capelli lunghi… qualche anno dopo infatti iniziarono a passare le canzoni di “Skin” una cantante inglese eccezionale con i capelli rasati, look che per l’Italia di quell’epoca era fin troppo audace.

Sia la gonna messa in musica del 1992 ma soprattutto Roberto Vecchioni che ne cantava le doti identificative oggi sarebbero considerate sessiste, in fondo era un inno alla femmina che rimane al suo posto, in una visione patriarcale della famiglia, che oggi non solo non ha senso ma sarebbe anche offensivo…. Probabilmente lo erano anche all’epoca non certo con tutto il clamore che genererebbero oggi tant’è che il professor Vecchioni è scomparso, forse anche per quella canzone, dai radar della cultura pop italiana.

Gonne, sessismo, fluidità di genere, rispetto per chi nasce in un corpo ma fa di tutto per averne un altro, ancora in bilico tra gonna e pantaloni, questi sono tutti simboli di una modernità ineludibile e inarrestabile che non può non essere considerata normale. In mezzo a tutto questo mi ha colpito molto la storia del collega Alessio, entrato in Polizia da donna, un genere che non ha mai sentito suo e che, duramente, ha deciso di cambiare.

Alessio come tutte le persone che iniziano un percorso di transizione sono individui che nella loro vita esprimono molto coraggio, estrema determinazione, combattono tanta sofferenza, per affermare qualcosa che la natura gli ha dato a metà o forse gli ha proprio negato.

La sua storia che da qualche giorno imperversa sui social, e che ad alcune persone certamente può apparire superflua, inutile, funzionale a un certo pensiero, anche politico, racchiude in sé alcune domande e determinate ipocrisie.

Alessio, all’epoca del giuramento, non aveva ancora concluso il percorso di transizione ma voleva indossare i pantaloni per la cerimonia di giuramento, cosa che l’amministrazione della ps, in maniera intelligente, gli ha concesso.

Tra le ipocrisie che girano attorno a questa vicenda, la prima: abbiamo bisogno di essere ancora l’Italia del 1992 che tollerava che un uomo potesse cantare e ballare della gonna come elemento distintivo di genere? Abbiamo bisogno di donne, poliziotte, con le gonne?

La seconda: se siamo stati in grado di accettare Alessio nella sua affermazione di uomo, contraria a determinati e desueti dettami, siamo in grado di accettare, con le giuste valutazioni, individui che indossano innocenti tatuaggi?

Nelle pieghe di questa vicenda si nasconde tutta l’ipocrisia di quei meccanismi di modernità solo quando si è costretti ad accettarli, in fondo se il sistema concede giustamente a un poliziotto transessuale di affermare la sua lontananza rispetto a un documento che lo classifica al contrario di ciò che sente perché non può accettare una divisa innocentemente tatuata?

Sarà per caso che il fronte politico legato alle battaglie sulle discriminazioni di genere è più forte di quello che vuole il libero tatuaggio di chi entra in polizia?

Non è forse più forte, o più discutibile, per un certo tipo di arcaico pensiero, chi decide di andare contro la scelta della natura rispetto a chi si è voluto tatuare il nome del proprio figlio sul polso?

Che dite? Cominciamo a combattere davvero certe ipocrisie diventando davvero un paese moderno?

In Giacca Blu –  Michele Rinelli

COME SOPRAVVIVE UN POLIZIOTTO?!?!

Ci sono immagini che raccontano più di qualsiasi storia, istantanee che al solo scorgerle lanciano un brivido lungo la schiena e ci fanno ripiombare su quanto sia pericoloso indossare una divisa.

Siamo un paese che non è più abituato agli scontri a fuoco, ad armi che sparano, a delinquenti che agiscono per uccidere, per il puro gusto di veder scorrere il sangue.

Sono tre le immagini dell’agguato di Taranto che ci riagganciano alla pericolosità del nostro mestiere, i buchi sulla lamiera, il vetro dello sportello bucato dalle pallottole e il collega che casca sopraffatto dal dolore provocato dal proiettile che lo aveva trapassato.

Chi del mestiere e che ha visto quelle immagini deve riflettete su le tante questioni legate all’addestramento, all’equipaggiamento, alla particolarità di un lavoro bellissimo e pericolosissimo dove la pelle si deve vendere cara al nemico ma solo attraverso la coscienza e la consapevolezza di ciò che ogni giorno affrontiamo sulle nostre strade.

Sono sopravvissuti a un agguato, un gesto senza senso, per una tentata rapina a un concessionario di auto, una follia a cui non siamo abituati per un sistema, il nostro, che carcera pochissimo specie se nessuno si fa male.

Duplice tentato omicidio, questo è il capo di imputazione per il rapinatore che rattrista sapere essere una ex guardia giurata e che, evidentemente, per ragioni che sconosciamo, è passato dall’altra parte della barricata.

A noi che osserviamo e condividiamo non rimane che l’ulteriore consapevolezza che solo con i giusti equipaggiamenti, formazione e addestramento si può tornare a casa dai propri affetti.

Speriamo quindi che a seguito di questo evento si acceleri sulla necessità di dotare gli operatori di giubbetti di protezione comodi, funzionali, così adeguati da poter essere utilmente indossati da inizio a fine servizio.

Per le modalità con cui è stato sferrato questo attacco è chiaro si sia di fronte a un miracolo e a un funerale di stato sfiorato.

Non è nel mio intento attaccare oggi il sistema o di criticarlo ferocemente, negli ultimi tempi diverse sono state le innovazioni e le migliorie, forse potremmo criticare le priorità, forse si potevano spendere diversamente alcuni soldi, l’importante però è che la politica giunga, tramite le giuste osservazioni, a dotarci al più presto di strumenti difensivi davvero idonei e funzionali a chi ha il diritto di tornare a casa dai propri affetti.

Il polizotto è un mestiere pericoloso ma non possiamo affidarci ai miracoli ma all’addestramento e alle tecnologie esistenti, basta solo crederci e acquistarle.

In Giacca Blu – Michele Rinelli

… SONO SOLO “MINORI”

Sono tempi difficili, come ve ne sono stati altri, tempi dove la storia, le generazioni, le dinamiche sociali avevano chiavi di lettura più contigue, ravvicinate, più facilmente interpretabili tra generazioni diverse.

Il 2022 inizia con una riflessione che andava fatta molto prima, chi sono oggi i nostri minori?

Dall’inizio di quest’anno la cronaca, praticamente ogni giorno, ci costringe a chiederci chi siamo i nostri figli, quali siano realmente i loro modelli, quanto facciano i genitori o cosa possono fare per dare loro una giusta chiave di lettura del mondo.

Milano, la capitale sociale, culturale ed economica del paese, lo specchio delle meraviglie dell’Italia che sarà ci dice che i nostri figli hanno smarrito, non da oggi, il senso della responsabilità, del rispetto, della società.

Ragazzine circondate e denudate, futuri uomini senza rispetto alcuno, oggi minori o a mala pena maggiorenni, la cui dimensione minorile da tempo non è più adeguatamente interpretata dalla leggi e dai regolamenti vigenti, non solo stupri alle ragazzine ma aggressioni senza paura alcuna alle divise, del resto è emblematica la vicenda dell’operatore di Polizia Locale di Milano disarmato da un branco di ragazzi.

Quando si diventa uomini oggi? Quanto si è ragazzi e come possiamo credere che alcune bestialità minorili possano essere gestite con leggi vecchie di 30 anni?

Padri, madri, istituzioni, educatori non sono più elementi indiscussi ma persone che quotidianamente sono messe in discussione da chiunque, ragazzini la cui sanzione, quando sbagliano, non è adeguata ai tempi, alla loro arroganza, alla loro supponenza, persone che solo la legge considera ancora bambini ma che spesso sono più pericolosi di navigati adulti.

Quanto ancora questa società vuole resistere? Quanto tempo ancora dobbiamo aspettare leggi rivolte ai minori capaci di raddrizzarli o almeno di recuperarli? Quando la società si riapproprierà del rispetto dei giovani restituendo loro un posto preciso senza che possano strabordare in comportamenti antisociali troppo poco sanzionati dal loro status di minorenni?

…. Che società vorremo essere domani?

In Giacca Blu – Michele Rinelli

…. QUEL MONDO CHE GIÀ C’È, BUON 2022!

Si, lo so, ultimamente scrivo poco, forse non ho neanche più un pubblico di lettori, forse non l’ho mai veramente avuto, forse sono troppo boomer per andare oltre la parola scritta.

È iniziato il 2022 dopo il secondo anno di pandemia, sono anni difficili da decifrare, anni veloci, ancor più liquidi di quei primi 2000 dove la velocità era rapida ma non così sostenuta.

Chi indossa una divisa delle forze dell’ordine da sempre si dice avere un osservatorio privilegiato sui cambiamenti della società, una frase che ho sempre trovato molto vera.

… Ma quando ti ritrovi ad inseguire il mondo, quando le risposte ai fenomeni sociali mantengono gli schemi propri del secolo breve perennemente ancorati ai meccanismi analogici dei primi del ‘900 capisci che quell’ osservatorio rappresenta un mezzo di frustrazione e delusione.

Che anno è stato il 2021? Di certo un anno di transito, di mezzo, un anno di quelli modernomedievali dove tra no vax e oscurantismi vari esibiti nelle piazze senza vergogna alcuna l’abbiamo fortunatamente e rapidamente archiviato sperando in una veloce rinascita sociale.

Un anno il 2021 che ci ha fatto volare in economia ma ha cambiato molto poco sul piano della giustizia, quella penale ancora lenta, quella minorile sempre inefficace, quella civile…. Vabbè lasciamo stare.

Cosa accadrà nel 2022? Ci daranno il taser, una battaglia vinta, certo, una responsabilità in più, non la panacea, non la soluzione a una società sempre più aggressiva a età sempre più giovane con la consapevolezza che i padri non lo hanno fatto e i figli spesso non hanno margini.

Una società che se una volta era liquida ora è evaporata, che ragiona di “metaversi”, di mondi paralleli e di una polizia sempre più “virtuale”.

Furti, rapine, scippi in drastico e costante calo non certo per bravura dei presidi o l’abbondanza di mezzi ma perché è molto più semplice raccattare soldi on line.

Nella società, quella reale, quella del “verso materiale” sono rimasti vecchi problemi grossi come droga e alcol su tutti che il sistema non intende gestire se non con meccanismi sanzionatori vecchi, stantii, lenti e inefficaci.

Cosa ci aspetta nel 2022 quindi? Difficile dirlo di sicuro c’è da parte mia l’augurio che qualcuno si possa accorgere che esiste una società reale che ha bisogno di risorse umane vere, di sostegno vero, di azioni concrete, di più padri e meno Stato, di meno leggi ma più guide di più valori e più esempi.

Di fronte a questa società, più forte deve essere la consapevolezza che ci ritroviamo in un mondo che non può più essere letto con gli occhi dei bis nonni, che le guide devono svoltare, andare tre passi avanti, capire che non ci sono più confini ma valori che devono essere ripristinati.

A voi che avete scelto di arrivare a leggere fino a qui l’augurio di essere l’esempio dei padri, il rispetto dei figli, i valori delle persone perbene, perché nel vuoto pneumatico tutto intorno a noi queste poche cose ci proietteranno nel mondo che verrà o che forse è già qui ma ci ostiniamo a non vederlo.

Buon 2022 a voi tutti…..

In Giacca Blu – Michele Rinelli

QUEL PEZZO DI NOI, QUEL SENSO DEL DOVERE!

Lo chiamano senso del dovere, non è proprio un senso, è forse più un istinto, una scelta, un pezzo della tua vita che dedichi a una certa azione, a una certa missione.

Quel senso del dovere, quello che ogni giorno mettiamo nelle strade di questo paese, in ogni momento, in ogni attimo, in ogni parte d’Italia, quel pezzo che ciascuno di noi mette lo ha aggiunto e donato Iris per salvare Maurizio Tuscano, il collega della Polizia Stradale di Amaro investito durante le operazioni di rilievo di un precedente incidente.

Iris Mansutti, questo è il nome della dottoressa che ha donato quel pezzo del suo dovere a Maurizio, un pezzo che non è bastato, questa volta ma che in tante altre ha sicuramente fatto la differenza.

La Dottoressa Mansutti che, come tutti quelli come noi, scelgono una professione di soccorso, rintracciata per essere pubblicamente ringraziata ha normalmente dichiarato “ho fatto il mio dovere”.

No, credetemi, non è scontato, quel dovere non è dovuto, non in quel contesto, non in autostrada, non quando decidi di intervenire su una scena di quel tipo, dopo una tragedia del genere, senza adeguate protezioni, assistenza, segnalazione.

Il senso del dovere non è banale, è un valore in più che certe persone hanno e donano a tutti noi, non crediate debba essere scontato solo perché si ha una divisa, la dottoressa Iris avrebbe potuto anche decidere di non intervenire, di lasciare andare, di non provarci nemmeno, in fondo puoi essere anche medico ma non è detto tu sia dotata del senso del dovere.

Per questo, in un momento dove siamo così distanti, arroccati in bilico tra le nostre paure e le nostre ideologie, a Iris voglio dire grazie perché esistono ancora persone, professionisti, operatori del soccorso che non si sentono eroi ma responsabili del loro ruolo, del loro compito e della loro missione…..

Grazie dottoressa Mansutti

In Giacca Blu – Michele Rinelli

ARMA PRIVA DI CARICATORE – ARMA SCARICA!!!!

Sergio Di Loreto

Ci siamo svegliati da un bel sogno e ci siamo fatti del male.

Era il 1999 quando a Bovalino, il giorno di natale si è consumata l’ultima tragedia di un arma “scarica”, un giovane agente venne ucciso per gioco da un collega in servizio insieme a lui il quale, pochi minuti dopo, visto il cadavere dell’amico a terra rivolse su di sé l’arma e si suicidò. https://www.cadutipoliziadistato.it/caduti/cistulli-giovanni/

Da quel giorno, da quel 25 dicembre, non abbiamo dovuto più piangere morti assurde, quelle che nessun istruttore di tiro vorrebbe mai dover subire.

La Polizia di Stato lavora ogni giorno, seriamente, per la sicurezza delle armi nei contesti addestrativi e non solo e ogni giorno combatte affinché quelle armi siano sempre davvero scariche quando non devono fare fuoco.

Chi ha vissuto l’esperienza del corso istruttori di tiro a Nettuno ha vissuto il mantra dello scarico delle armi, un rito sacro, il momento più solenne dell’esercitazione, quello dove nessuno può permettersi di sbagliare, dal primo degli istruttori all’ultimo degli operatori a cui deve essere imposta la massima disciplina e sicurezza possibile quando definisce, per davvero, l’arma scarica.

Una tragedia che colpisce l’assistente Capo Coordinatore Sergio Di Loreto, la sua famiglia, i suoi due figli e chi ha premuto il grilletto nella piena incoscienza di quello che stava per accadere.

Ci saranno le perizie, le testimonianze, i processi, ci sarà la legge ma a noi che rimaniamo il dovere di non abbassare mai la guardia, di ricordarci quanto le armi siano letali e infami se non maneggiate sempre e comunque pienamente presenti a se stessi.

Oggi ci svegliamo da un bel sogno, quello che nel 2021 non sarebbe mai stata possibile una tragedia del genere…. Ci svegliamo e piangiamo un amico, un collega, un professionista della sicurezza per il quale ci dobbiamo impegnare affinché non si abbiano mai più a ripetere eventi come questi.

Vada ai suoi familiari, amici e a quel collega che ha sparato il più profondo e sincero abbraccio per una tragedia assurda e senza senso.

In Giacca Blu – Michele Rinelli

CANNES, POLIZIOTTO RINGRAZIA IL SUO CORPETTO…..

Continuano gli attacchi all’arma bianca, la Francia, in un incubo senza fine, reagisce a un emissario del profeta che nella città del cinema è della cultura non esita a estrarre un coltello e a colpire di fronte a un commissariato di polizia un gruppo di agenti in sosta che stavano per iniziare il turno di servizio.

Le immagini sono quelle di un folle agguato e di una reazione senza alcun inutile remora, l’algerino, radicalizzato, purtroppo con permesso di soggiorno italiano, viene abbattuto senza tanti complimenti, l’agente colpito, con un fendente altezza cuore, si salva grazie al suo corpetto antiproiettile e antiperforazione, uno di quelli che puoi tenere indossato sempre per tutto l’arco del servizio.

Non ci sono altre soluzioni per salvarsi da una aggressione all’arma bianca decisa e pianificata, si può e si deve puntare sulle protezioni passive le uniche che aumentano le possibilità di sopravvivenza al netto di una pronta reazione risolutiva come quella a cui abbiamo assistito a Cannes.

Da qualche giorno, in realtà da anni, sostengo la necessità di dotare le nostre forze dell’ordine di corpetti balistici anti lama, che siano sottocamicia o tattici l’importante è poter disporre di un presidio indossabile per tutta la durata del servizio con il quale ci puoi guidare, correre, rotolarti con un balordo.

È chiaro che la statistica non gioca a favore di una spesa importante per la pubblica amministrazione ma bisogna oggettivamente pensare a ciò che è opportuno acquistare, siamo contenti del taser ma di fronte ad agguati come questo ci vuole una cintura di sicurezza, sempre indossata, sempre a protezione dell’operatore.

Arrivino ai colleghi francesi i miei migliori auguri di pronta guarigione e un invito alle nostre organizzazioni sindacali di attivarsi affinché le forze dell’ordine italiane possano avere le stesse dotazioni che oggi consentono al collega francese di tornare a casa dai propri familiari.

In Giacca Blu – Michele Rinelli

ARRIVA IL TASER, VITTORIA! (??)

Finalmente, l’annuncio è di quelli epocali, il prossimo dicembre, oltre ad arrivare Babbo Natale le forze di polizia avranno finalmente in dotazione la pistola ad impulsi elettrici volgarmente definita Taser.

Uno strumento prezioso che si va ad aggiungere alle dotazioni presenti sul fianco dei nostri operatori, un’arma che viene invocata spesso negli ultimi tempi e che rischia di essere però sovracaricata di aspettative.

In quanto arma, se pur classificata a bassa letalità, il suo utilizzo non potrà che essere regolato non solo da stringenti protocolli operativi ma anche dalle norme del codice penale che non sono state modificate, nulla è cambiato riguardo la tutela degli operatori, nulla è stato aggiunto in termini di sostegno a un lavoro difficile e complicato come quello che ogni giorno devono affrontare le nostre forze dell’ordine.

Non siamo mai contenti, qualcuno potrebbe pensare, ma il problema non è darci il contentino perché non ci si può confondere tra dare un ulteriore responsabilità e non modificare le norme per non far finire troppo facilmente le divise nel tritatutto giudiziario.

Uno strumento, il taser, non privo di rischi, un mezzo che risolverà tante questioni ma che ne aggiunge altre, da quelli che determina una paralisi muscolare a quelli cardiovascolari di chi potrebbe ricevere la scarica, rischi che rimangono in carico, senza aver cambiato nulla nelle leggi, agli operatori di polizia che meritano forse qualcosa di più sul piano politico che evidentemente preferisce aumentare le responsabilità e non modificare gli approcci normativi.

Sia chiaro, siamo contenti che stia arrivando il taser ma personalmente ritengo non si debba cantare vittoria ma, al limite, pretendere più addestramento, più formazione e un diverso approccio normativo a difesa di chi in pochi secondi deve decidere come difendersi, per difendere, senza finire malamente indagato da un sistema che ancor prima della condanna definitiva è capace di distruggerti con il solo avviso di garanzia.

In Giacca Blu – Michele Rinelli

HALLOWEEN, NOTTE DI LAME E DI COLTELLI!

Piacenza, notte di Halloween, non solo streghe e mostri, finti, ma lame e coltelli veri hanno terrorizzato la notte di Piazza Cavalli, cuore pulsante del capoluogo Emiliano al confine con la Lombardia, un egiziano, a seguito di un controllo da parte di una volante della Questura al grido “Dio è grande” estrae un coltello e cerca di ferire i poliziotti, all’improvviso cambia obbiettivo e si dirige verso un operatore ecologico al lavoro da quelle parti e lo aggredisce senza apparente motivo mandandolo all’ospedale. La volante chiama i rinforzi, intervengono anche delle pattuglie dell’Arma dei carabinieri, quella che ne segue è una colluttazione che fortunatamente porta all’arresto e al disarmo dello straniero il quale dovrà rispondere tra gli altri anche del grave reato di tentato omicidio.

La cronaca di una notte di follia piacentina pone di fronte agli inermi spettatori quanto, a questo punto, sia irrilevante, almeno sul primo intervento, di quale sia la natura di un così grave gesto, che sia terroristico o opera di uno squilibrato sarebbe bene porci il problema di quanto possiamo e dobbiamo essere efficaci, sul piano pratico, per neutralizzare una minaccia così grave, i cui esiti sono stati estremamente limitati a causa dell’orario notturno e dal tempestivo intervento e dalle capacità delle nostre forze dell’ordine. ( https://www.ilpiacenza.it/cronaca/aggressione-in-piazza-al-grido-di-allah-akbar-l-egiziano-era-gia-stato-espulso-pochi-giorni-fa.html )

Capacità ma anche fortuna di cui non è il caso di abusare, la cronaca peraltro ci restituisce un quadro piuttosto impietoso della problematica, ad ogni “attacco” il problema sembra essere solo quello legato al terrorismo ma al momento fortunatamente nessuno degli ultimi episodi sembrano ricondurre a matrici di carattere islamiste ma a gesti di individui che vivendo ai margini della società riflettono in questo modo il loro disagio ma al cittadino, a questo punto, a quell’operatore ecologico, interessa davvero se quell’egiziano fosse radicalizzato in qualche modo ?

Ve lo ricordate il Ghanese di via Marsala a Roma? Quello che a Roma termini ha minacciato i poliziotti della polfer di cui uno è stato indagato per aver sparato al fine di neutralizzarlo? ( https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/lazio/roma-armato-di-coltello-in-stazione-polizia-spara-per-fermarlo_34367809-202102k.shtml ) Di quella vicenda non sappiamo ancora gli esiti delle indagini ma sappiamo, e ci confermano, che sparare all’indirizzo di una persona armata di coltello, per il nostro sistema, non è sufficiente per essere immediatamente scriminati, giusto, sbagliato? Inutile dividersi e indignarsi, questo è!

Il 2021 peraltro è stato un anno ricco di aggressioni all’arma bianca alle persone in divisa, qui di seguito elenco alcune delle notizie che la cronaca ha collezionato solo nel 2021 in un crescendo di riflessioni che dobbiamo necessariamente fare:

( https://www.ilmessaggero.it/italia/polizia_spara_aggressione_coltello_varese_ferito_cosa_e_successo_news_19_agosto-6146070.html )

( https://www.romatoday.it/cronaca/donna-aggredita-minacce-poliziotti-coltello-via-turati.html )

( https://www.triesteprima.it/cronaca/aggressione-all-agente-della-polfer-l-arrestato-e-un-25enne-aveva-con-se-tre-coltelli.html )

( https://www.agi.it/cronaca/news/2021-02-23/milano-poliziotto-uccide-aggressore-armato-coltello-11518512/ )

( https://www.pisatoday.it/cronaca/arresto-aggressione-locale-lungarno-pisa-7-settembre-2021.html )

( https://www.quotidianodipuglia.it/taranto/minaccia_convivente_e_poliziotti_con_coltelli_taranto_denunciato_polizia-6156629.html )

( https://www.milanotoday.it/cronaca/arrestato-largo-boccioni-aggredisce-polizia.html )

….ci interessa siano terroristi o atti riconducibili a quella galassia o ci interessa come difenderci e di conseguenza come difendere i cittadini da situazioni potenzialmente mortali ?

No, non vorrei apparire retorico ma se la politica ha più interesse a capire se ci troviamo di fronte ad attacchi organizzati su più livelli, chi indossa una divisa e poggia le terga su una pattuglia è più interessato ad avere gli strumenti tecnico, pratici e legislativi per tornare a casa dalla propria famiglia!

Sia chiaro, non può essere tollerabile che l’unica vera e auspicabile situazione possibile sia quella di abbattere la minaccia, non può per le più disparate ragioni, i delinquenti si consegnano alle patrie galere non alle esequie di una pompe funebri specie se parliamo di persone disperate dal loro vivere ai margini, meno problemi ci si potrebbe fare se fossimo di fronte a un commando di terroristi organizzati ma un terrorista vivo consente di prevenire altre stragi e altre morti specie se questi, in qualche modo, comincia a collaborare.

Si parla spesso del taser, uno strumento diventato più una bandiera politica che davvero valutato nelle sue reali potenzialità ma anche pericolosità, uno strumento che si auspica arrivi presto per tutti ma non può essere la scusa per non sistemare il problema vero ossia la capacità del sistema di annientare la divisa che debba dover ricorrere all’uso della forza letale di fronte a una persona armata di coltello….essere così facilmente indagati è già di per sé una condanna!

Di fronte a un coltello, a una minaccia reale e concreta di essere feriti da una lama, il legislatore deve prevedere una apposita disciplina, le normali allocuzioni legate all’attualità del pericolo, alla proporzionalità dell’offesa non tengono conto di quanto con una lama sia tutto più difficile.

Tecniche di disarmo da coltello sono praticamente inapplicabili se non con costante e quotidiano addestramento che nessun reparto ordinario di polizia nel mondo potrebbe mai sostenere, non solo, per difendersi da un coltello basilare è il porto di protezioni passive in via permanente, corpetti sotto camicia o jacket balistici antilama dovrebbero essere patrimonio di ogni operatore su strada, attrezzatura che difficilmente, se non acquistata in proprio, vedrete mai in dotazione alle nostre forze dell’ordine.

Ma per sopravvivere, fino alla fine, devono cambiare le leggi, l’approccio che non può più essere solo e strettamente giuridico ma tecnico pratico, quando la politica, di concerto con la magistratura, capirà che difendersi da un coltello è ben più difficile che farlo da una pistola ?

Quando la magistratura capirà che il concetto di pericolo attuale, da una aggressione da coltello, è ben più ampio rispetto a qualsiasi altro strumento di offesa ?

….piuttosto vogliamo aprire la mente e gli occhi che negli ultimi tempi le aggressioni con le lame sono aumentate e che al riguardo necessitiamo di una risposta vera e tempestiva da parte di tutti coloro che hanno delle responsabilità tecniche e politiche ?

Che siano terroristi o no non ci importa, le divise, tutte, hanno il diritto di tornare a casa!

…. anche loro avevano il diritto di tornare a casa ( https://www.youtube.com/watch?v=75RTkGbiJpk )

In Giacca Blu – Rinelli Michele

RINNEGATI!

NO GREEN PASS? NON DORMI!

Buttati fuori come rinnegati dalla mamma, da quella grande famiglia che dice di essere, o gli piacerebbe essere, l’Arma dei Carabinieri, una mossa quella di non dividere il luogo di lavoro dall’alloggio collettivo che rischia di generare ancor più malessere di quanto già ve ne sia. http://””Carabinieri senza Green pass cacciati dagli alloggi in caserma”: l’allarme dei sindacati” https://amp.today.it/attualita/carabinieri-cacciati-green-pass.html

Le manifestazioni di Roma e Trieste contro il Green Pass sono manifestazioni di popolo, di gente che proviene da ogni estrazione socio culturale, divise comprese, come può essere possibile che anche solo per l’affidabilità che si chiede alle nostre istituzioni, concepire un principio rinnegante come quello di buttarti fuori dalla caserma per dormire?

Come può una divisa sentirsi riconosciuta dal paese che difende quando quello stesso paese, per comprensibili scelte politiche, ti nega addirittura la possibilità di poter continuare ad avere un posto dove dormire senza peraltro avvertirti con congruo anticipo di quanto accadrà senza certificato verde?

Una mossa giustificabile sul piano politico, inaccettabile sul piano umano e culturale; che istituzioni sono quelle capaci di buttarti in mezzo a una strada dalla sera alla mattina e che giocano con l’ambiguità che si crea in un contesto di quel tipo? La camerata è ufficio? Anche se sono nello stesso stabile?

Quale generale ha potuto pensare e suggerire, a chi decide davvero, di trattare persone che, forse, per una questione di banale opinione, sbagliano? Perché sì, chi non si vaccina sbaglia ma un conto è sbagliare per errata e libera convinzione, un conto è essere praticamente rinnegati per ciò che si pensa.

Un’arma dei Carabinieri che soffre come non mai, che quest’anno vede uno dei suoi più brutti primati, con una media di quasi un suicidio a settimana dall’inizio dell’anno. Un problema di cui nessuno parla ma se la considerazione umana dei suoi vertici è pari a quella di chi ha cacciato le persone dalla sera alla mattina dal proprio posto letto non c’è da meravigliarsi se la dura è assurda logica di chi comanda potrebbe portare tanti onesti servitori del paese, che magari hanno quel posto letto come unica soluzione a una vita familiare difficile, a scegliere il suicidio come via di liberazione e salvezza.

Tutti dobbiamo essere vaccinati, anche obbligatoriamente, nel caso, ma tutti dobbiamo essere rispettati nell’umanità di poter dire liberamente no, senza ricatti, senza essere umanamente rinnegati, bisogna porre dei limiti che non si devono valicare!

In Giacca Blu – Michele Rinelli