Un anno di corsa – di Franco Gabrielli – Capo della Polizia

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E’ il primo anno che condivido le parole di un Capo della Polizia sul mio Blog ma le parole di quest’anno non sono sontuose, non sono le classiche frasi intrise di retorica al limite tra la statistica e la circostanza, queste poche rappresentano invece la sensazione di un nuovo corso, di un nuovo inizio, quello di cui noi poliziotti abbiamo bisogno…
Sperando non sia una falsa partenza mi sento di condividerle anche in queste pagine.
Grazie Capo, Buon Anno di cuore a Lei e famiglia.

In Giacca Blu – Michele Rinelli 

Molti anni fa ho visto un film, “Gli anni di corsa”, una storia di amicizia, sullo sfondo di una Parigi del dopoguerra.

Un dialogo non l’ho mai dimenticato. Un vecchio sopravvissuto alla persecuzione nazista dice al ragazzo: “Di anni come questo tu non ne avrai tanti. Un uomo normale ne vive cinque, sei, in tutto l’arco della sua esistenza: il resto è solo una passeggiata lenta aspettando la fine. Questi anni invece sono quelli che determinano il tuo futuro: si scende in pista, sono gli anni della conquista senza tregua… Sono, diciamo, gli anni di corsa… Allora, quando si presentano, bisogna sapere darci dentro, eh… Anche se c’è troppa polvere e questa ti fa un po’ lacrimare. Bisogna essere capaci, capaci di berseli: tutti. Capisci?”.

Ebbene l’augurio che faccio a voi tutti, e prima ancora a me stesso, è che questo che stiamo per vivere sia “un anno di corsa”. Un anno per riappropriarsi dell’orgoglio di indossare la divisa della Polizia di Stato e vederla con maggiore frequenza nelle strade e nelle piazze delle nostre città. Per rivendicare con fierezza l’appartenenza ad un Corpo che è, ed è stato, baluardo delle istituzioni democratiche di questo Paese, e che anche quest’anno ha pagato un alto tributo di sangue per la tutela della sicurezza dei nostri concittadini.

A causa di un infelice blocco del turn over si è verificato un preoccupante processo di senilizzazione della nostra gente. Oggi abbiamo meno operatori, siamo meno di 100 mila a fronte di un organico previsto di oltre 117 mila, siamo più in là con l’età ed abbiamo, tra le nostre fila, colleghi talora demotivati, anche per la mancanza di concorsi interni che li hanno privati della legittima aspirazione a progressioni di carriera.

Nonostante ciò anche il bilancio dell’anno passato è più che positivo. Malgrado le preoccupazioni della vigilia abbiamo, infatti, concluso, senza alcun incidente significativo, il Giubileo della Misericordia fornendo al mondo intero uno straordinario esempio di efficienza nella gestione della sicurezza. Dobbiamo inoltre essere fieri per il modo con cui, anche quest’anno abbiamo saputo affrontare la grande ondata di migranti che ha ormai raggiunto dimensioni bibliche. Anche il numero di reati, nonostante rappresentazioni mediatiche improntate all’allarmismo, è in calo. Chiudiamo il 2016 con il segno meno dinanzi a quasi tutte le tipologie di reato, a partire dagli omicidi fino ad arrivare ai furti e alle rapine, che maggiormente creano preoccupazione sociale.

Risulta, tuttavia, indifferibile un processo di rigenerazione che proviene, in primo luogo dal nostro interno. Questo non può essere demandato a nessun altro, se non a noi. E per non ridursi ad una velleitaria petizione di principio deve partire dalla nostra capacità di porre al centro di tale processo la cura ed il benessere della nostra gente. Perché come vado ripetendo ininterrottamente, come un mantra, nelle visite ai nostri uffici in tutt’Italia, il capitale umano è la nostra principale risorsa per garantire la sicurezza dei nostri concittadini, reali destinatari del nostro lavoro quotidiano.

Per raggiungere questo obiettivo abbiamo messo in campo le nostre energie migliori. Stiamo per concludere il riordino delle carriere e stiamo cercando di accelerare le procedure per l’assunzione di nuovo personale, per immettere nuova linfa tra le file dei nostri operatori. Stiamo, inoltre, riformando le procedure di approvvigionamento e collaudo delle divise e delle dotazioni del nostro personale per garantire un equipaggiamento ed una strumentazione adeguati ed al passo con i tempi.

Dal punto di vista organizzativo abbiamo avviato un processo di reengineering dell’architettura del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e stiamo per avviare una analoga iniziativa anche per gli Uffici territoriali, per garantire una più razionale distribuzione dei presidi di polizia sul territorio ed un più efficiente impiego delle risorse umane e strumentali.

Tutte queste iniziative, i cui frutti si cominceranno a vedere già nel 2017, comportano, però, anche una maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti noi. La responsabilità di onorare l’impegno assunto con il giuramento. L’impegno di onorare la pubblica funzione e assolvere questo compito con onore e disciplina. Un compito affidatoci dalla Repubblica. Chi tradisce, infanga la divisa, chi non rispetta le leggi, chi prevarica i più deboli, chi si erge a censore non è degno di indossare l’uniforme.

Ed allora, con questo auspicio brindiamo a noi, alla nostra gente, a quest’anno trascorso insieme ed ai prossimi “anni di corsa”, da vivere tutti d’un fiato

– Prefetto Franco Gabrielli – Capo della Polizia

La “Polizia che Vorrei” in un “Buon 2017”

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Ormai ci siamo, mancano poche ore alla notte più lunga dell’anno, al rito del Capodanno, della festa, della cucina, dei preparativi spartani o ricercati, dalle case private alle piazze, in un turbine che si allenterà solo dopo la mezzanotte del 31 dicembre.
Se da un lato abbiamo chef stellati o  improvvisati maghi dei fornelli dall’altro Questure e Prefetture rimodulano continuamente piani di sicurezza estremamente meticolosi perchè, è inutile negarlo, le preoccupazioni sono davvero tantissime ma elevatissimo è l’impegno di chi, purtroppo, non potrà festeggiare in famiglia questo difficile fine 2016.
Ed è con poche righe rivolte a tutti noi, a quelli che nelle prossime ore dovranno garantire la sicurezza di tutti, che voglio augurarci qualcosa in più del banale scambio di buoni auspici.
Perché chi come me di capodanni al lavoro ne ha visti tanti, da diversi lati e sfaccettature, quello che voglio augurare alla mia Polizia è quel qualcosa in più che da troppo tempo manca.
Perché noi, quelli che stanno sulla strada, sulle pattuglie di volanti&gazzelle, Polizia&Carabinieri  da troppi anni percepiamo la distanza di un sistema che si allontana, che considera la divisa un diritto dei cittadini da utilizzare ad uso e consumo di questa o quella particolare evenienza.
Non possiamo e non dobbiamo avere eroi per essere ricordati, abbiamo concluso il 2016 con la tragica morte di un terrorista, un seminatore di morte che nessuno avrebbe voluto uccidere perché, come spesso si dice, certi elementi sono più utili da vivi che da morti ma abbiamo avuto bisogno di una sparatoria in una periferia milanese per ricordare quanto contino coloro i quali pattugliano le nostre strade.
E non importa quale sia stata la giubba a trovare e a uccidere il terrorista di Berlino, su quell’equipaggio potevano esserci Carabinieri, Finanzieri, Agenti della Polizia Locale, quello che conta è far tornare al centro l’uomo in divisa, l’individuo che la indossa oltrepassando quel sistema vuoto e devastante che ci considera solo numeri.
Perché nel “Sistema Polizia” che vorrei mi piacerebbe far tornare al centro l’uomo, come professionista, come individuo con alle spalle strutture che abbiano voglia di far crescere i meritevoli lasciando al palo coloro i quali, ad esempio, coscientemente hanno scelto una comoda scrivania aspettando quella manna dal cielo che prima o poi passa…e purtroppo, sino ad oggi, è sempre passata!
Nella “Polizia che Vorrei” ci deve essere quel pizzico di “passione&missione”…
“Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te ma cosa tu puoi fare per il tuo paese…” (Cit. J.F. Kennedy) che non significa denegati diritti di lavoratori ma un ritorno al quel principio per cui la divisa si indossa perché abbiamo qualcosa ancora da dare alla società, ai nostri fratelli Italiani e a tutti quei migranti che hanno deciso di vivere in armonia con le nostre leggi.
Per il 2017 quindi vorrei davvero un nuovo corso, vorrei vedere il Prefetto della Polizia Franco Gabrielli pulirla da tutto quello che di sporco e marcio ci ha mostrato il 2016 attraverso anche quel senso di appartenenza che in tanti è sfiorito proprio perché il “Sistema” non crede più in questi uomini, servitori dello Stato.
Uno Stato che ha dato alla nostra Polizia oltre al Prefetto Gabrielli, persona validissima che già tanto sta facendo per debellare vecchi cancri annidatisi intorno a lui, persone come il Ministro degli Interni Marco Minniti che, rompendo il suo stile sempre pacato e riservato, a Milano ci ha regalato parole importanti e che tutti, almeno per una volta, dovremmo considerare provenienti prima di tutto dall’uomo e poi dal politico ( http://video.repubblica.it/edizione/milano/milano-il-ministro-minniti-sequestra-una-volante-e-fa-gli-auguri-alle-forze-dell-ordine/263970/264338 )
Alla “La Polizia che Vorrei” auguro quindi un 2017 di rinnovato orgoglio, pieno di successi e tanta motivazione in più che parta proprio da quelle umane risorse che hanno bisogno di sentirsi vive e stimolate e non facenti parte di un carrozzone incapace di essere vero orgoglio nazionale.

Auguri di Buon 2017 a tutti noi!!!

In Giacca Blu – Michele Rinelli