L’ultimo sangue d’Europa è stato versato a Berlino, un tir dirottato lanciato a tutta velocità ha ancora una volta mietuto vigliaccamente vittime innocenti.
Una strage di Natale, “LA” strage di Natale per i Berlinesi e per l’Europa tutta che dopo il Bataclan, Nizza, lo “Stade de France”, l’Aeroporto di Bruxelles cerca di proteggersi da una escalation di morte che pare non avere fine.
Strage d’Europa e strage anche Italiana quella di Berlino, la nostra Fabrizia Di Lorenzo, abruzzese di Sulmona, non tornerà con i regali di Natale che stava acquistando proprio nel mercatino obbiettivo della strage.
Le nostre feste, la nostra tradizione, il momento più bello dell’anno messo in pericolo dalla follia omicida di chi ormai non ha nemmeno più bisogno di logistica, preparazione, pianificazione, basta rubare un camion, uccidere il conducente e scagliarsi a tutta velocità nei più bei luoghi di aggregazione d’Europa.
Così spuntano in tutte le città, anche in Italia, barriere anticamion, volgarissimi “New Jersey”, a protezione di quei luoghi affollatissimi in questi giorni.
Necessario però è essere chiari, contro tale follia, contro simili agguati l’unica arma davvero efficace è la prevenzione, solo grazie a quei “volgarissimi” Servizi Segreti o più modernamente definiti “Intelligence” possiamo sperare di rimanere liberi da tali atti criminali.
Per oggi l’Italia può dirsi ancora salva e non si creda sia un caso e non è forse nemmeno per ragioni strategiche, essere la porta d’Europa per qualcuno è un vantaggio in questi termini, di certo però non ci racconteranno mai cosa succede in quel sottobosco di sentinelle e informatori che le nostre “barbe finte” hanno a disposizione.
E’ certo che non esistono apparati infallibili così che non si può escludere che qualcosa possa accadere anche in Italia che, come tutti, si ritrova a discutere, come ogni “day after”, di come vigilare, di come reagire, di cosa fare subito dopo un attacco dallo stile squallido e vigliacco.
Sono tanti i tavoli, le disquisizioni, i lavori che si aprono e che si chiudono senza reale cambiamento, miglioria o presa di coscienza.
Nel tempo abbiamo visto nascere squadre di primo intervento antiterrorismo su tutto il territorio (U.O.P.I, S.O.S; A.P.I e così via) su cui, è bene dirlo, ancora si investe e si crede ma, di certo, l’azione e l’attenzione non è mai abbastanza.
Oggi Repubblica ci ricorda del nuovo corso della gestione del Ministro Minniti, a cui va il mio personale augurio di buon lavoro, il quale mette sul tavolo l’integrazione delle realtà locali (Polizia Locale, Municipale, Provinciale etc etc) con la realtà nazionale, in un concetto che già da anni si cerca di esprimere ma che di fatto nessuno vuole mai davvero mettere in atto. ( http://www.repubblica.it/politica/2016/12/22/news/terrorismo_difesa-154629389/ )
Perché, ed è bene dirlo, le realtà delle polizie locali sono un coacervo di professionalità sprecate ma anche di forti arretratezze che sono tante volte espressione di quella politica, locale, che vede la sicurezza del cittadino come un qualcosa di cui si deve occupare qualcun altro, magari quello “Stato” che da anni disinveste in un settore così’ delicato e vitale per la tenuta democratica del paese.
Va bene quindi auspicare e lavorare all’integrazione delle forze di polizia, tutte, va bene chiedere maggiore coordinamento ma andrebbe meglio pensare a una vera e propria equiparazione sia in termini giuridici, sia in termini tecnico pratici sia in termini di tutele previdenziali per le Polizie Locali….non certo uno scherzo ma se vogliamo fare le cose per bene e con criterio bisogna affrontarle.
Dotazioni, mentalità, addestramento sono capitoli che devono essere affrontati per integrare, per collaborare davvero, per non sentirsi diversi perché, dobbiamo negarcelo, non è forse tanto diversa tra i cittadini la percezione di ciascuna delle forze di polizia? (Chiedetelo ad Andrea Alongi e fatevi quattro risate! https://www.youtube.com/watch?v=wTEX_drokTw )
Per non continuare ad esempio a fare propaganda, inutile, quella che da sempre si fa, vi ricordate ad esempio l’invito del fu Ministro degli Interni Alfano in relazione al porto della pistola fuori dal servizio ordinario per gli agenti di polizia? Invito peraltro scaturito a seguito di medesimi fatti di sangue.
Sono state fatte varie valutazioni pubbliche e istituzionali, sull’opportunità, sulla capacità di poterla davvero portare liberi dal servizio anche a fronte di una dotazione (quasi per tutti la Beretta 92) estremamente scomoda per il porto in abiti civili, o ad esempio per le Polizie Locali che ancora sono soggette a limitazioni di porto dell’arma di servizio sul territorio nazionale, valutazioni che se pur ampiamente spiegate non sono mai state prese in considerazione dalla politica che è l’unica deputata a cambiare le leggi e, magari, ad avere fiducia nei propri apparati di sicurezza.
Tutti vogliamo vivere in un paese sicuro, tutti vogliamo poter dare il nostro contributo alla sicurezza dei nostri cittadini ma la politica deve prendersi la responsabilità di cambiare passo e rivedere seriamente ciò che attualmente costituisce stupido fardello alla possibilità di fare di più e meglio perché a fare chiacchiere siamo capaci tutti nonché a cambiare tutto affinché nulla cambi.
In Giacca Blu – Michele Rinelli