A te e solo a te, disonesto paladino dell’articolo 21

Ti vedo spesso, con quel blocknotes in mano, quel volto sornione, sorriso rampante, piglio investigativo e aria di saccenza.

Mi capita spesso di incrociarti e anche quando non ti voglio vedere mi capiti tra un canale e l’altro della TV, tra le righe di un quotidiano, negli approfondimenti settimanali dove spesso, pur se nulla hai da dire qualcosa devi sostenere perché l’importante non è il cosa, il come, il perché ma “il pezzo”.

Maledetto pezzo!

Strisci ovunque, capace solo di insinuarti, come un viscido serpente colpisci, spesso sei attorno al tavolo delle carogne, pronto a sferrare quel colpo che ti consentirà di ottenere anche per te “quel pezzo” quotidiano tanto agognato.

La tua bibbia è la costituzione, il tuo credo è l’articolo 21, lo agiti in alto come uno scudo a difesa del diritto di quella cronaca che non sai raccontare ma che vuoi costruire, nemmeno fossi un antico sacerdote alzi al cielo la magna charta e attraverso quella pensi di illuminare le menti “malate” di chi vorrebbe da te solo onestà intellettuale, professionalità e deontologia.

Chissà dove l’hai lasciata la deontologia mia caro sciacallo, forse in qualche strano angolo impolverato della tua immensa libreria ?

Chissà dove veramente sta tutta quella cultura,  magari la mantieni tra quei scaffali forse solo per darti un tono ?

Ti osteggio, ti tengo lontano, cerco di contrastarti ma,  che tu sia maledetto, da te dipendo perché tu che sei detentore del quinto potere, quello dell’informazione, non sempre riesco a leggere tra le righe, non sempre riesco a capire tra chi è un pennivendolo e chi invece è un serio professionista.

Già, la professione, ma che ne sai tu vile mercenario che vivi di “pezzi”, che vivi di vita altrui e la manipoli in base a ciò che vuole il tuo pubblico lettore ?

Che ne sai tu della correttezza, del senso del rispetto, del fondamentale ruolo culturale che la società ti delega ? Piccolo e limitato individuo, come puoi pensare che da te dipende solo “il pezzo” e non anche la cultura del popolo a cui ti rivolgi ? Come fai a non sentirti un ipocrita vigliacco, capace solo di nascondersi  sotto la sabbia, prono alle esigenze del mercato e non della cultura ??

L’avrai forse dimenticata la cultura  o anche tu avresti bisogno di un giuramento alla bandiera o, meglio, a qualche serio e illustre letterato fulgido esempio di rettitudine e correttezza professionale ?

In fondo tu vuoi il pezzo, vuoi che piaccia, vuoi che sia commerciale, non vuoi che sia vero: ipocrita attore di un sistema malato.

A te, mio disonesto professionista mi rivolgo e solo a te, non a tutti sia ben chiaro, perché non faccio di ogni erba un fascio.

Di umanità ne vivo tanta, ne giudico tanta e che come te tanta ne descrivo, non certo in maniera economicamente speculativa, non tutti si chiamano pennivendoli grazie al cielo, non tutti lavorano per distruggere l’umana cultura del percepire, non tutti scompongono la vita di chicchessia pur di sedersi anch’essi intorno al tavolo della  carogna da spolpare.

C’è gente seria in ogni dove, mia caro pennivendolo, anche tra i tuoi simili, tu e solo tu, però, comincia a vergognarti perché se non cominci da questo sentimento  non potrai mai presentare quel tesserino che ti fa sentire tanto potente  senza la necessità di dire “lei non sa chi sono io ?”

Vergognati, perché solo dalla vergogna comincia la possibilità di cambiare e migliorarsi e diventare dei veri GIORNALISTI.

Michele Rinelli – In Giacca Blu