“Meglio un giorno da Leoni che cento da pecore”, così recita un vecchio adagio che fa parte di una storia non troppo lontana da noi.
Essere pecore oggi, così come allora probabilmente, è molto semplice, qualsiasi cosa ci rende pecore a partire dall’abbigliamento, passando per la tecnologia, per finire ai modi di dire e di fare che spesso mutuiamo dalla TV, enorme canalizzatore di greggi.
Quella TV che con la sua informazione riesce a far passare la normalità di una situazione in un incredibile atto da condannare e aborrire così da farci scandalizzare tutti come isteriche verginelle.
Infatti, e mi riallaccio al concetto di cui sopra, ieri è stato il giorno delle pecore che diventano leoni ma che di fatto sono leoni sempre e che ogni manifestazione da quella più infima a quella più cruciale e importante vengono trattati così come denuncia uno dei video ormai tra i più cliccati del web.
Non c’è cosa più irritante di masse di pecore che solo oggi si stracciano le vesti in favore di quel povero Carabiniere che ligio e rigido al suo dovere esercita un self control non solo invidiabile ma assolutamente logico e normale in talune circostanze.
Uomini contro uomini al massimo della contrapposizione ideologica, che non si rispettano, che con non poca platealità ci fanno assistere alla normalità di ciò che avviene in moltissime delle manifestazioni che abbiamo avuto negli ultimi 15 anni.
Attacchi personali snervanti che lasciano basiti anche le persone più miti e concilianti che forse non sarebbero state in grado di reggere, al pari di quel Carabiniere, una pressione psicologica così forte e così prolungata.
Una pressione psicologica che richiede non solo una buona dose di autocontrollo e di equilibrio mentale ma che richiederebbe anche, cosa che non sempre accade, un addestramento specifico idoneo a far capire a ogni singolo operatore come spersonalizzare attacchi così duri e destabilizzanti.
Perché non è solo nelle tecniche dell’uso degli scudi o degli sfollagente che bisogna concentrarsi ma soprattutto nel far capire agli agenti come non reagire anche in circostanze estreme dove ad esempio un casco, uno scudo e una maschera antigas diventano una trappola infernale specie se sono ore che stai sotto un sole rovente.
Impressiona la verginità del popolo pecora, o forse di più delle testate giornalistiche che hanno pubblicizzato certe sequenze, perché non si può celebrare l’eccezionalità di un evento quando è sistematica e quotidiana.
A qualcuno poi, a questo punto, scene di accanimento intollerabili da parte delle divise forse potranno avere una chiave di lettura in più ma non certo una giustificazione.
Perché la gratuita violenza non deve essere esercitata su nessuna delle pecore di nessuno recinto.
Quando poi, una volta raggiunta la massima misura, si sciolgono le briglie certe parole, certi insulti, certe espressioni vengono nuovamente vergate una ad una ad ogni colpo di sfollagente.
Inaccettabile, ingiustificabile, contro la legge ma forse umano!
A tutti coloro che si sentono gregge o a quelli che aderiscono alle logiche del branco voglio solo dire che è ora di svegliarsi, che bisogna prendere coscienza che è necessario tornare al rispetto delle parti senza alimentare o addestrare persone al solo scopo di destabilizzare il sistema così come faceva quel barbuto notav, perché la normalità deve essere il sano confronto, la libera espressione della protesta non lo sfollagente in risposta alla sassaiola e all’insulto.
Un ultima cosa: il Comandante Generale dell’Arma Benemerita vuole premiare quel Carabiniere per l’enorme pazienza e rigidità militare avuta in quel contesto, si parla addirittura di encomio solenne.
Il gesto da parte dell’alto papavero militare per quanto apprezzabile credo però insulti la professionalità di altre decine di suoi uomini perché così facendo, visto quanto è normale in piazza ricevere certi improperi, svilisce e mortifica l’operato di tutti gli altri che non hanno avuto la fortuna di avere di fianco a loro una telecamera importante disposta a trattare determinate immagini in un certo modo.
Perché premiare quel singolo militare significa trattarci davvero come delle stupide pecore, solo taluni animali possono credere che quell’episodio sia così eccezionale da premiare sugli altari della bandiera.
Per non sentirci quindi pecore, appiattite alla volontà del sistema di informazione, non sarebbe meglio istituire un riconoscimento collettivo per tutti coloro che nelle fredde notti dell’inverno piemontese o sotto il caldo devastante delle tute da op all’interno di un cantiere e non solo si sono presi pietrate, gavettoni di urina, getti di biglie a tradimento da delinquenti appostati tra le frasche militarmente organizzati ?
In fondo credo che tutti loro meritino un premio non solo quelli che per loro fortuna finiscono davanti alla telecamera giusta.
Michele Rinelli – In Giacca Blu