Senza soldi non si fa nulla, così almeno insegna la vita, così insegnano coloro che sono detentori del comune sentire a partire dai genitori per finire alle istituzioni scolastiche e non solo.
Il non solo, chiaramente, può indicare un ampio ventaglio di soggetti ed è facile in questi giorni associare certe questioni, legate ai danè, ai facili quanto discutibili costumi di donne che di certo del compromesso hanno fatto chiaramente la loro ragione di vita.
Uno schiaffo a questa società che purtroppo sempre più vede negarci il diritto a un certo benessere, che sempre più vede svanire la possibilità di poter avere un riscatto, una vera opportunità di crescere come uomo, come individuo e non solo come “essere” lavoratore onesto ma anche e soprattutto come uomo, come elemento individuale in grado di recepire, e a sua volta insegnare, alti valori umani, sociali e culturali che non siano quelli del compromesso.
Le “guide” sociali che qualche decennio fa venivano rappresentate per la maggioranza da alcune figure ecclesiastiche riconducibili alla chiesa cattolica oggi, che forse di talune figure a mitigare certe derive, vi sarebbe bisogno, non ci sono più ritrovandoci invece come modelli culturali personaggi dalla dubbia capacità intellettiva che per il loro modo di gabbare il prossimo, usarlo, annichilirlo al “potere” dei soldi, assurgono a veri e propri guru della società stessa la quale da quegli stessi esempi recepiscono linfa vitale e modalità di crescita culturale: un vero disastro!!!
Certo con questo non voglio dire che alcune figure della chiesa cattolica, faro e guida culturale e spirituale per millenni, non ci abbiamo pesantemente preso per i fondelli ma almeno riuscivano, sfruttando anche l’ignoranza imperante delle popolazione, a non demolire in maniere decisa quei sentimenti che dovrebbero essere il cardine di una società: il rispetto e l’uguaglianza.
E per rispetto non intendo certo il banale concetto di non travalicare o ingerire nelle vite altrui ma quello soprattutto di rispettare se stessi, il proprio corpo, il proprio modo di essere individui uomini o donne che si sia, belli o brutti senza dover necessariamente inseguire modelli impossibili e umanamente molto poveri.
E nel turbinio di pseudo accompagnatrici, pseudo veline, pseudo prostitute mi chiedo se davvero la cultura, la libertà, la capacità dell’uomo di essere sempre più libero non ci abbia alla fine costretto a concepire la semplicemente la sola “religione del compromesso”, quel credo dove tutto è concesso, dove tutto è possibile, dove tutto è giustificabile perché l’importante non è crescere nel rispetto delle proprie prerogative, di se stessi ma solo per arrivare all’agognato obbiettivo che, solitamente, è privo di alte virtù umane ma solo di laute risorse economiche.
Certamente di aria non vive nessuno ma anche abdicare così tristemente anche solo al “due cuori e una capanna” è davvero molto triste e avvilente.